UN MOTIVO IN PIÙ PER SCEGLIERE LA DIETA MEDITERRANEA? PERCHÉ FA BENE
Noi, che ne siamo la culla, lo sappiamo bene, come stile alimentare ha una marcia in più. Per il gusto, i profumi, i colori, la varietà, le interpretazioni regionali e tutte le varianti locali, la facile reperibilità degli ingredienti, la freschezza, la stagionalità. Tutto questo rientra nel nostro DNA di buongustai e amanti dei piaceri della tavola, senza eccessi e senza sprechi, figli e nipoti di una cultura contadina che era capace di trarre le più saporite prelibatezze solo da quello che possedeva e poteva coltivare e allevare.
Oggi che l’offerta alimentare è molto più ampia e vasta, la Dieta Mediterranea diventa una scelta consapevole guidata da motivazioni diverse: soprattutto dalla domanda di benessere che rivolgiamo a quanto portiamo sulle nostre tavole, che si trova a incrociare la sempre maggiore sensibilità ai temi ambientali e ai temi della cattiva nutrizione, intesa come mancanza di cibo, ma anche come eccesso di cibo di cattiva qualità. Tutte le ricerche fin qui condotte raccontano che la Dieta Mediterranea può rappresentare davvero un’ottima interprete dei tempi che viviamo, proprio sul piano del contributo al nostro equilibrio fisico e psichico e nel segno di una ritrovata armonia con la natura. Per il quinto anno consecutivo la classifica del 2022 stilata dagli esperti dell’US News & World Report, ha riconosciuto la Dieta Mediterranea come la migliore in assoluto, per la sua completezza nutrizionale, legata ad alimenti freschi, stagionali e con basso indice glicemico.
Consumare prodotti di stagione, infatti, vuol dire rispettare il profondo legame che esiste tra la stagionalità degli alimenti e il ritmo fisiologico dell’essere umano. Lo hanno spiegato bene Sergio Maria Francardo, medico e membro fondatore del Comitato tecnico-scientifico per la Medicina complementare della Regione Lombardia, ed Enrico Mariani, medico specializzato in scienza dell’alimentazione e in medicina dello sport, nel saggio La stagionalità degli alimenti. Nutrirsi con i cibi di stagione è la miglior medicina preventiva. Per dirlo in estrema sintesi, un prodotto di stagione, derivando dalla risposta che la pianta elabora nelle condizioni climatiche e ambientali in cui cresce, deve la sua “resistenza” e la sua crescita alla creazione nel suo metabolismo di alcune sostanze o concentrazioni di sostanze, come i flavonoidi, le vitamine, i sali minerali. Quando l’uomo assume questi nutrienti con l’alimentazione, questi diventano a loro volta “attivatori dei processi di difesa dell’organismo umano e di adattamento alle condizioni climatiche”, dotandolo di un equipaggiamento metabolico adeguato alla stagione.
Gli agrumi, così preziosi in inverno, rappresentano al meglio la relazione tra le caratteristiche di un prodotto stagionale e la fisiologia umana. Le arance, come frutto invernale, sono tra i migliori fornitori di quella vitamina C che è necessaria all’uomo nella stagione fredda proprio per proteggersi dalla maggiore diffusione delle malattie virali. Allo stesso modo, ci sono alimenti primaverili, come per esempio la lattuga, che possono aiutare a combattere le forme allergiche proprie di quella stagione, e altri, come per esempio le melanzane, che sono dei validi alleati per contrastare i disturbi legati al caldo estivo, avendo una composizione che aiuta il raffreddamento del nostro organismo. In una logica di prevenzione delle malattie a favore della salute, della longevità e della sostenibilità ambientale, il Centro di ricerca per l’alimentazione e la nutrizione del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura) ha elaborato le Linee guida dietetiche italiane per una sana alimentazione, un ricco manuale, disponibile online, che assume come modello proprio la Dieta Mediterranea, intesa come regime alimentare e stile di vita da seguire per stare bene e mantenersi in forma. Questo regime alimentare contribuisce infatti a ridurre del 30% il rischio di eventi cardiovascolari gravi come infarti e ictus, a diminuire di oltre il 50% la probabilità di tumore all’endometrio nelle donne, ad abbassare del 30% il rischio di sviluppare il diabete.
L’organico e dettagliato insieme di raccomandazioni su base scientifica del CREA è organizzato in quattro macro-aree: a) bilanciamento del peso e mantenimento del peso forma, anche grazie a una vita sempre attiva; b) “più è meglio”, quando si parla di inserire frutta e verdura, cereali integrali, legumi e acqua nella nostra dieta; c) “meno è meglio”, quando si tratta di grassi, zuccheri, dolci, sale, bevande zuccherate e alcoliche (“il meno possibile”, precisano le Linee guida); d) scelta della varietà, sicurezza e sostenibilità per la composizione dei nostri menu quotidiani. Che la Dieta Mediterranea faccia bene è una fortuna per noi che viviamo nel Paese dove è nata e che possiamo trovare abitualmente tutti gli alimenti che la caratterizzano. Ma chi vive in altre zone del mondo come potrebbe seguirla? La soluzione non poteva che provenire proprio dall’Italia, e più specificamente dall’Università Federico II di Napoli, dove è attiva, unica in Europa, la Cattedra UNESCO di Educazione alla Salute e allo Sviluppo Sostenibile, che ha elaborato una traduzione planetaria della nostra Dieta Mediterranea pubblicata sulla rivista Nature. Nasce così la Dieta Pianeterranea: una declinazione su scala globale della piramide alimentare della Mediterranea sulla base dei prodotti disponibili alle diverse latitudini. Se gli alimenti tipici della Dieta Mediterranea sono olio d’oliva, legumi, verdure, cereali integrali, frutta fresca o secca, una quantità moderata di carne, pesce, latticini e vino rosso, studiando le risorse di ciascuna regione del mondo si possono ritrovare alimenti con contenuti nutrizionali e caratteristiche simili che possono esercitare benefici analoghi per la salute.